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Kutlug Ataman al Maxxi di Roma

Micol Di Veroli | 28/05/2010

Il museo Maxxi di Roma ospita il progetto di Kutlug Ataman uno dei più interessanti artisti turchi contemporanei, Mesopotamian Dramaturgies verrà esposto nella sua interezza. Si tratta di otto opere video che riflettono sul problematico rapporto tra Oriente e Occidente, tra modernizzazione e tradizione, globalizzazione e persistenza delle culture locali.

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Kutlug Ataman, maxxi, Mesopotamian Dramaturgies, mostre a roma
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A Roma il Festival Anti Digital Divide

Micol Di Veroli | 28/05/2010

Dal 3 al 6 giugno si terrà a Roma il Festival Anti Digital Divide. Con l’obiettivo di abbattere ogni tipo di distanza, fisica e non, l’ADD Festival sarà incentrato sulla videoarte e sulle sue connessioni con il mondo del lavoro e della comunicazione.

Installazioni di artisti di fama internazionale, stage e workshop per gli studenti degli istituti d’arte e cultura, conferenze stampa e approfondimenti sui temi del Digital Divide. La manifestazione si svolgerà interamente nella prestigiosa sede di Palazzo Incontro dove, grazie al supporto della Provincia di Roma, si terrà anche un concorso aperto ad artisti.

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Festival Anti Digital Divide, Palazzo Incontro
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Videodrome, Rassegna di videoarte a Forlì

Micol Di Veroli | 28/05/2010

Venerdì 28 maggio alla Fabbrica delle Candele di Forlì inaugura Videodrome. La rassegna infatti si pone come una sorta di fenomenologia del fare video. Alcuni degli artisti invitati lo usano come mezzo privilegiato o addirittura esclusivo, come avviene per Diego Zuelli con la sua padronanza della grafica computerizzata o Paolo Pennuti in cui più forti sono invece le esigenze documentaristiche. Di Sissi sarà proiettato l’unico video che l’artista riconosce come lavoro autonomo. Per Cristian Chironi e Riccardo Benassi il video é legato ad un’attività di performance, mentre per Silvia Camporesi rappresenta una dilatazione del suo interesse incentrato prevalentemente sulla fotografia. Francesco Di Tillo assume il modello televisivo piegandolo in senso fantastico-grottesco, Ericailcane si serve di un linguaggio onirico-noir basato sul disegno e sull’animazione. Infine nel caso di Armando Lulaj e Adriana Jebeleanu il video viene usato spesso all’interno di operazioni complesse in cui di volta in volta  sono mescolati mezzi differenti: l’istallazione, la fotografia,la performance.

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Ericailcane, Riccardo Benassi, Silvia Camporesi, Sissi
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Michael Snow – La Région Centrale – 1971

Fabrizio Pizzuto | 24/05/2010

Michael Snow è un artista poliedrico nato a Toronto in Canada il 10 dicembre 1929. Nella sua carriera lavorerà come pittore, scultore, regista, fotografo, disegnatore, scrittore e musicista. Probabilmente uno dei più influenti registi di film sperimentali di sempre. La Région Centrale, è un lungometraggio di tre ore girato in soli cinque giorni sulle montagne desertiche del nord del Quebec, e fa forse da preludio ad un suo imminente passaggio al cinema. La camera si muove in relazione allo spazio e segna il tempo, le orizzontali e le verticali costruiscono una narrazione di immagini, circolarità e direzioni visive che diventano perfino emotive.

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La Région Centrale, Michael Snow
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Bruno Antonio Menei Hurtado – Tre domande

Fabrizio Pizzuto | 24/05/2010

Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?

Parto dalla necessità di analizzare un’idea e seguo un percorso logico e scientifico. Alla fine del percorso tolgo tutto quello che è riconducibile alla razionalità. In sintesi, sperimento processi di creazione paradossali con tematiche esoteriche.

Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?

Lavoro creando delle sinergie. Per ogni mia opera faccio riferimento ad altri campi, apparentemente distanti, come le neuroscienze, la matematica, l’intelligenza artificiale. Le altre forme d’arte sono parte integrante di ogni mio progetto.

Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?

Videomaker come Maya Deren, Kenneth Anger, Harry Smith, Norman McLaren. Registi quali Harmony Korine, Andrei Tarkovsky, David Linch, Shinia Tzukamoto.

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bruno antonio menei hurtado
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Rebecca Agnes | Tre Domande

Micol Di Veroli | 24/05/2010

M.D.V. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?

R.A. L’immagine si basa su un’idea e l’idea si esprime tramite un’immagine, non saprei dire quale delle due dà avvio al processo. Quando realizzo un video uno degli elementi determinanti è che l’idea che voglio esprimere necessita di una durata, di un tempo di “narrazione”.

M.D.V. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?

R.A. La collaborazione con la compositrice Jermozero, che ha realizzato tutte le musiche dei miei video, è fondamentale.

M.D.V. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?
R.A. Più che da un singolo autore, credo di essere influenzata dall’immaginario che ruota attorno agli anime giapponesi e al genere fantascientifico.

Photo: Rebecca Agnes, Imploding Universes, No One Can See, Video animation, 6”, music by Jermozero, 2005 – video

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jermozero, Rebecca Agnes, video animazione
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Kenneth Anger- Rabbit’s moon- 1950 (1979)

Fabrizio Pizzuto | 23/05/2010

Kenneth Wilbur Anglemyer in arte Kenneth Anger nasce a Santa Monica il 3 febbraio del 1927. Personaggio molto controverso, è un grande conoscitore delle teorie occultistiche, che spesso usa come tema o citazione nei suoi film. Rabbit’s moon è realizzato come un video clip, ma gli attori riflettono i modi e l’abbigliamento del teatro Kabuki: genere utilizzato nell’antico giappone come una sorta di cronaca del quotidiano. Pierrot vorrebbe la luna, ma deve fare i conti con il più avvezzo agli affari terreni Arlecchino. Rivisitato nel 1972 e nel 1979 con differenti colonne sonore, questa è la versione del 1979.

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Kenneth Anger, Rabbit’s moon
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Adrian Paci da Francesca Kaufmann a Milano

Micol Di Veroli | 22/05/2010

Per la sua nuova mostra Adrian Paci presenta da Francesca Kaufmann a Milano una serie di nuovi lavori che, intrecciando media diversi, sono il risultato di uno sguardo che mira a cogliere l’essenza nell’effimero.

The Last Gestures, una videoinstallazione a quattro canali, compone uno scenario in cui episodi frammentari custodiscono il gesto che determina la durata della scena. Durante i momenti che precedono un matrimonio si svolge il dramma di una sposa che abbandona la propria famiglia per costituirne una nuova. Nello stesso ambiente e’ proiettato in piccole dimensioni Britma, in cui la sequenza originale (una manciata di secondi) e’ dilatata fino a diversi minuti, sfiorando la fissità. L’espressione del bambino che corre, dapprima imperscrutabile, cambia a poco a poco producendo un grido inavvertibile mentre il volto si sfigura lentamente.

Come The Last Gestures affronta il tema dell’abbandono, cosi’ in Britma la corsa del bambino diventa metafora della fuga, ma anche luogo di affermazione di momenti altrimenti insignificanti, in ognuno dei quali e’ custodita una ricchezza che attende di essere svelata. La mostra è visitabile fino al primo luglio.

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Adrian Paci, Francesca Kaufmann, mostre a milano
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Paul McCarthy | Wgg Test | 2003 | 5’34”

Micol Di Veroli | 22/05/2010

Paul McCarthy nato a Salt Lake City nel 1945 è considerato come uno dei più grandi artisti e performer viventi. Le sue opere (video, sculture, installazioni) sono state esposte nei più prestigiosi musei del mondo, dal Whitney museum di New York alla Tate Modern di Londra alla Biennale di Venezia.

Wgg Test del 2003 è attualmente parte della collezione del MoMa di New York. Il video è una caricatura della società americana pervasa dagli eccessi di sesso e di violenza, qui rappresentati in maniera festosa ed estremamente realistica. Mayonese e Ketchup sostituiscono i fluidi corporeei e si riallacciano all’uso che l’artista fa di questi materiali nelle sue performance. La scena in prospettiva dello spettatore riassume con incredibile gusto del grottesco le assurdità della società e il sentimento erotico tramutato in massacro estremo.

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Biennale di Venezia, MoMa, Paul McCarthy, Tate Modern, Wgg Test, Whitney museum
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Mariana Ferratto | Tre Domande

Micol Di Veroli | 17/05/2010

M.D.V. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?
M.F. Spesso immagino scene e azioni che poi traduco attraverso il video. Sono immagini, quindi, che contengono l’idea all’interno dell’azione stessa. L’immagine e l’idea sono un tutt’uno, un binomio che poi analizzo ed elaboro meglio durante la realizzazione del progetto. Alcune volte si è trattato di immagini affiorate alla mente durante il dormiveglia, “visioni” che ho poi ripensato e rielaborato.

M.D.V. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?
M.F. Le influenze  derivano soprattutto dalle esperienze vissute, quindi dalle mostre e  dai film che vedo o dai libri che leggo. Naturalmente sono particolarmente interessata al mondo della videoarte e della performance.

M.D.V. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?
M.F. Almodovar, Marina Abramovic, Sopie Calle. In generale, quando lavoro su un tema, indago e studio le opere che possono avere similitudini o punti di contatto con l’argomento che sto affrontando, e non solo quelle degli artisti che mi piacciono.

Didascalia: Mariana Ferratto, still da video “senza titolo”, 2007,  3′ min

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