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SALVATORE INSANA | Quattro domande

Redazione videoPILLS | 24/07/2013

de il7 – Marco Settembre

Nel percorso verso la realizzazione dell’opera, quanto ti sono utili le riflessioni di Gene Youngblood e di Gillez Deleuze e quanto invece pesa l’occasionalità dello spunto, il confronto con l’esperienza del reale?
Nelle mie ricerche video-artistiche spesso parto da un frammento di “reale”, da un materiale che attrae il mio sguardo per la sua ambiguità, per la sua inafferrabilità, per il suo lirismo nascosto: un travaglio mentale che parte dalla retina e passa a livello neuronale. Il discorso teoretico-critico viene sempre appena dopo e poi si fa anche abbastanza analitico, con la consapevolezza di agire sempre in aperta polemica con il presente (delle immagini, dell’immaginario, dei media – quello insomma con il quale entro più spesso in conflitto o in dialogo). E qui si fa spazio tanto il cinema espanso di Youngblood quanto l’immagine-tempo e il ripiegarsi della materia su sé stessa di Deleuze, entrambi ormai parte integrante della mia visione…

Ti pongo una domanda provocatoria: come si concilia l’antiautoritarismo con cui proponi immagini slegate da una logica preconfezionata e l’ambizione con cui tendi a rappresentare l’audelà?
L’audelà è ovviamente irrappresentabile, verrebbe da dire per fortuna. Non c’è ambizione ma solo tensione ideale ad andare oltre gli schemi e i linguaggi narrativi e interpretativi più convenzionali e privi di “illuminazioni”. Il tentativo è di superare soprattutto quella logica che soppianta l’interesse verso la forma attraverso un’attenzione e una cura spasmodica verso il contenuto.

Nel tuo blog si legge: “Sam ama chi prova a lanciarsi dentro un cerchio infuocato e non ci riesce”. Che rapporto imposti tra i testi tuoi o altrui e la tua ricerca filmico-teatrale? È un lavoro di adattamento o il riconoscimento di un disadattamento reci-proco tra codici diversi?
Non ci adatta mai, non lo si dovrebbe mai fare. Giudicarsi adatti potrebbe essere il principio della fine. La calma piatta della ricerca. I testi vengono disadattati semmai, rivisitati e traditi per onorarli, per glorificarne la loro vitalità. Niente istruzioni prescritte da altri. Quel che leggo si mescola, si scontra, si incontra con quel che scrivo. Poi prevale di solito la sovrascrittura, la moltiplicazione dei linguaggi, la sovrimpressione stratificata di suggestioni. Ancora sono nella fase di raccolta degli stimoli.
Quali sono gli autori (testuali e filmici) che più ti hanno influenzato e qual’è vice-versa, il segno che afferma la tua riconoscibilità?
I punti di ri-ferimento (prendendo il termine anche alla lettera…) sono tanti e centrifughi. In principio fu Ejzenstein e lo stimolo a trattare la materia visiva con l’estrema attenzione compositiva dell’analista che ha a cuore l’estasi. Poi arrivò John Cage, il suo rivoluzionario anti-autoritarismo, la lotta an-archica contro il pre-stabilito. La furia ostinata di Roberto Nanni. La visionarietà di Bokanowski. Il baratro visivo di Lynch. L’aldilà di Giorgio Manganelli. Carmelo Bene. L’eccentricità lirico-scientifica di Gianni Toti. L’esattezza leggera di Luigi Ghirri.
Come atteggiamento nei confronti del mondo invece, prevale la deriva iper-urbana, il conflitto insanabile, insaziabile con la società, quello di Debord, ma anche quello di Buster Keaton.

Per quanto riguarda l’auto-analisi ancora non penso di ri-conoscermi a sufficienza. Mi interessano i corpi in movimento nella loro inafferrabilità, nel loro metamorfico e tragico sfuggirci. Mi interessa indagare più a fondo sui limiti della visione, sugli “spettri visivi”. Gli inganni della luce, la sua ambiguità. E poi andare oltre lo specifico del digitale, che è ri-manipolazione del reale, realtà tanto aumentata da risultare infinitamente mistificata. La mia è innanzitutto una polemica contro “l’alta definizione”. Citando Jean Luc Godard: <<Si parla di alta definizione come se dire Definizione non fosse sufficiente. (…) La macchina da presa non è una certezza, è un dubbio>>.

 de il7 – Marco Settembre

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VINCENZO MINEO | Tre domande

Redazione videoPILLS | 25/06/2012

Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?

Finora sono sempre partito da una esigenza, da una forte necessità di raccontare la mia esperienza, quasi come una terapia. CARGO, il documentario girato nel 2010 sulla vita a bordo di una nave petroliera, implicitamente racconta il rapporto con mio padre, che per trent’anni ha lavorato su quelle navi, e che per questo motivo per metà della mia vita non ho potuto frequentare. CARGO è il mio complesso di Edipo. ZAVORRA, il documentario uscito quest’anno che racconta la vita di alcuni anziani all’interno di un ospizio in Sicilia, invece vuole essere il congedo dai miei nonni, dei quali ho sempre avuto il rammarico di non averne filmato una testimonianza, un racconto, la malattia stessa.

Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?

I miei documentari non sono mai “documenti” nè “inchieste”, CARGO non mostra come funziona una nave petroliera, e ZAVORRA non parla dei problemi di gestione di un istituto geriatrico. Quello che mi interessa è il lato umano, le persone con i loro corpi e le loro parole, i loro sogni e desideri, che sono quelli, in entrambi i lavori, di una comunità di persone costrette ad una condizione di isolamento. Forse si può dire che si tratta di documentari più vicini alla poesia che alla prosa, dove si cerca di dare spazio e tempo alle immagini e ai suoni, di sicuro il mio tentativo è quello di guardare più al cinema che ad un “taglio televisivo”. Per lo stesso motivo diventano fondamentali nel racconto l’uso del linguaggio, la forma e la cura dell’immagine, che in CARGO è più aperta, pittorica, composta, e che in ZAVORRA invece è più realistica, più chiusa nella scelta dei tagli e con un uso più largo della macchina a mano.

Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?

Innanzittutto citerò soltanto autori viventi, altrimenti l’elenco si potrebbe dilungare. Qualcuno adesso mi sfuggirà, ma diciamo che gli imprescindibili, quelli che tengo ben a mente quando lavoro per l’ispirazione che mi danno sono: Malick, Herzog, Bela Tarr, Dardenne, Gus Van Sant, Harmony Korine, Haneke, Lynch … mi fermo perchè vorrei metterci qualche autore italiano … Garrone, Frammartino, Pietro Marcello, i fratelli De Serio, e poi documentaristi meno noti, per lo più conosciuti ai festival, che mi hanno colpito per i loro lavori così innovativi, sperimentali, coraggiosi: Antonio Martino, Carlo Michele Schirinzi, Giovanni Giommi, Giovanni Cioni, Gianfranco Rosi. Tutti gli autori citati hanno alcune cose in comune che io ritengo fondamentali, ossia una forte visione e poetica personale, una quasi totale autonomia e indipendenza nelle proprie scelte, una reale esigenza nel fare questo lavoro.

Intervista a cura di Duccio Ricciardelli

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DANIELA DE PAULIS Tre domande | Three questions

Elena Abbiatici | 02/05/2012

E.A. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine, un’idea o altro?

La cosiddetta ispirazione per me di solito inizia quando una serie di idee inizialmente random convergono in una immagine pulita. E’ il punto di partenza di un processo che può durare molto tempo, anche anni. In questo caso l’opera diviene qualcosa di più di un progetto che nel mio caso conduce a cambiamenti di vita e a domande radicali su metodologie e strutture concettuali precedentemente utilizzate. Raccolgo le idee in molti modi differenti ma specialmente attraverso la ricerca in campi specifici come Scienza, Fantascienza, Architettura.

E.A. Ci sono influenze interdisciplinari importanti nei tuoi video? Per esempio musica, cinema, pittura?

Per realizzare i miei video collaboro spesso con sounds artists, e anche quando utilizzo un suono d’ambiente questo è accuratamente selezionato per le immagini in movimento. Nel mio più recente pezzo ’le Voyage dans la Lune’  - titolo chiaramente ispirato al  film di Méliè del 1902 – ho utilizzato immagini precedentemente inviate sulla Luna e reinviate utilizzando una tecnologia che ho personalmente sviluppato durante la mia residenza a Dwingeloo radio telescope in The Netherlands. Per questo film ho utilizzato una partitura sonora fornita da JAXA, the Japanese Space Agency: la musica in questo caso è la ‘sonorizzazione’ della tipografia della Luna, differenti toni corrispondono infatti all’alta o bassa crescita della superficie lunare.

E.A. Quali videomakers o registi vi hanno influenzato?

Sono molto ispirata dai primi pionieri della fotografia e del video, così come gli artisti concettuali degli anni ’60 come Robert Smithson e i film – maker contemporanei che lavorano in una dimensione a cavallo tra finzione e documentario come Werner Hergog, che è uno di loro.

_____________________________________________________________________________________________________

E.A. What is your creation process? From an image or an idea? Or from other?

The so-called inspiration for me usually starts when a series of initially random ideas converge into a clear picture, the starting point of a process that can last longtime, at times years. In this case the art work becomes more of a project which in my case can lead to life changes and to radical questioning of methodologies and conceptual framework previously used. I gather ideas in many different ways but especially through researching into specific topics, such as Science, Science Fiction and Architecture.

E.A. There are some very important interdisciplinary influences in your videos? For example music, cinema, painting?

For the making of my videos I often collaborate with sound artists or, even when I use environmental sound, this is always accurately selected for the moving images. In my most recent piece, ‘le Voyage dans la Lune’ – title clearly inspired by the 1902 Méliès film – I used images that I previously sent to the Moon and back using a technology I personally developed during my residency at Dwingeloo radio telescope in The Netherlands. For this film I used a sound score provided by JAXA, the Japanese Space Agency: the music here is the ‘sonification’ of the topography of the Moon, different pitches correspond in fact to high or low rise of the Lunar surface.

E.A. Which videomakers or filmmakers have influenced you?

I am very inspired by early photography and film pioneers, as well as 1960s conceptual artists such as Robert Smithson and contemporary film-makers, working between the fields of fiction and documentary, Werner Hergog being one of them.

IMAGE CREDIT: Daniela De Paulis, Le voyage dans la Lune, 2012, stillvideo

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RONI LANAV & HAIDI MOTOLA Tre domande | Three questions

Elena Abbiatici | 11/01/2012

ITA/ENG (scroll down)

Roni Lanav & Haidi Motola, Fire Works, 2009, 4’59″, videostill

E.A. Qual è il vostro processo di creazione? Partite da un’immagine, un’idea o altro?

R.L & H.M. Dal momento che lavoriamo insieme e non individualmente, ci influenziamo a vicenda, così, le nostre opere passano attraverso un lungo processo di dialogo e un discorso profondo. Conduciamo molte ricerche in merito all’oggetto delle nostre opere. In generale, i nostri lavori partono sempre da un’idea, da un concetto. Ci sono anche opere che partono da una chiara immagine che si traducono in parole, in un’idea, e poi di nuovo in un’immagine forte principale.
Fire works in particolare fa parte di un più ampio progetto sulla memoria collettiva e sul nazionalismo nella società ebraico israeliana. I fuochi d’artificio sono un’immagine forte e intensa -parte di una cerimonia, in cui ci si riunisce per guardarli, dal fascino unico. Ma c’è anche un altro lato. Lo stesso materiale esplosivo è usato per fare le bombe, per uccidere. L’altro lato sono i palestinesi – la colonna sonora è dei bombardamenti su Gaza. Il giorno stesso di celebrazione è anche il giorno della memoria, memoria di un disastro, della Nakba.

E.A. Ci sono influenze interdisciplinari importanti nei vostri video? Per esempio musica, cinema, pittura?

R.L & H.M. Prima di tutto, siamo influenzati dalla realtà politico-sociale in cui viviamo. Questo è ciò che ci spinge a lavorare, per affrontare le situazioni. Non è la interdisciplinarietà in sé o qualsiasi disciplina particolare, del resto, la questione centrale. Sono il concetto, le idee e il processo che si innesca e determina il mezzo (o il medium). Proveniamo entrambi dalla fotografia e dal video, che ci influenzano largamente, restando sempre aperti ad altri campi, dal documentario alla poesia e alla musica.

E.A. Quali videomakers o registi vi hanno influenzato?

R.L & H.M. Per Fire Works in particolare – Eyal Sivan, Jean Luc Godard, Yael Bartana, e poi…molti altri.

________________________________________________________________________________________

E.A. What is your creation process? From an image or an idea? Or from another?

R.L & H.M. Because we work together and not individually, we are influenced from each other, thus, our works go through a long process of a dialogue and a deep discourse. We always read a lot of researches regarding the subject of our works. In general, our works always start from an idea, from a concept. There are also works, that start from a clear image which we translate to words, to an idea, and then back again to a stronger based image.
Fire works specifically is part of a larger project about collective memory and nationalism in the Israeli-Jewish society. The fire works are a strong and meaningfull image-part of a ceremony, we gather to watch them- a unifing fascination. But there is also another side. The same explosive material is used to make bombs, to kill. The other side are the Palestinians – the soundtrack is from the bombardments on Gaza. The same celebration day is also a memorial day, memorial of a disaster, of the Nakba.

E.A. There are some very important interdisciplinary influences in your videos? For example music, cinema, painting?

R.L & H.M. For first, we are influenced from the social-political reality we live in. That’s what derives us to work, to deal with. It is not the interdiciplinarity in itself or any specific dicipline, for that matter, the issue. It’s the concept, the ideas and the process that leads us and determines the medium (or mediums). We both come from photography and video, so within the art field we are largely influenced from both, but open also to other fields, from documentary to poetry and music.

E.A. Which videomakers or filmmakers have influenced you?

R.L & H.M. Specifically to this work – Eyal Sivan, Jean Luc Godard, Yael Bartana, and many more.

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RAFFAELLA CRISPINO | Tre domande

Elena Abbiatici | 23/11/2011

Raffaella Crispino, UNTITLED (Israel), 2009, 12’00″, videostill

Courtesy dell’Artista e 1/9unosunove arte contemporanea, Roma

E.A. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?

R.C. In generale il mio lavoro nasce sempre da un approccio diretto alle cose, alle storie, alle situazioni. Mi circondo di storie, di persone, di libri, di vita e paesaggi. Sono ispirata dalla ricerca del senso delle cose legato al suo aspetto umano, non da un punto di vista solo mentale, ma al contrario, mi piace coinvolgermi e distaccarmi durante la fase di ricerca. Non a caso ogni mio lavoro è pieno di storie e aneddoti. Attraverso le mie opere cerco di spiegare a me stessa questo mondo, di creare una memoria per le cose che mi attraggono e che mi sfuggono ed esprimere un astratto che non passa semplicemente attraverso me, ma attraverso tutto. E quando finalmente percepisco questo, ho trovato quello che cercavo.

E.A. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?

R.C. Decisamente si, e direi anche di più. Ma non c’è sequenza, o qualcosa di più o qualcosa di meno, e in verità non è sempre così cosciente. L’ispirazione è improvvisa e la ricerca è contemplativa e meditativa, devo essere costantemente in tensione tra queste due cose e reagire creativamente a ciò che non ho programmato. Sono un’artista multidisciplinare e attraverso questa libertà, di idee e di materiali, mi rinnovo attraverso la sfida a potenzialità che non conoscevo. L’opera non è mai distaccata dalla vita, semplice o complessa che sia, nasce in un preciso momento che contiene molto di più di quello che intendevi dire. Dunque sia prima che dopo, in una sola opera, posso percepirne la musica, la pittura, il cinema…

E.A. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?

R.C. Nessuno in particolare anche se è visibile un’educazione a immagini e tematiche ricercate. Onestamente non ho mai preso nessuno come modello poiché non mi è naturale ispirarmi nel lavoro di un altro artista. E anche se tutta quella ricchezza, quella bellezza e quei contenuti sono tutti lì come parte di me, li lascio agire solo in latenza per evitare che possano oscurare la grandezza della mia esperienza.

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RESMI AL KAFAJI Tre domande | Three questions

Elena Abbiatici | 03/10/2011

ITA / ENG (scroll down)


Resmi Al Kafaji, Travelling book, 2010, 3’14″, stillvideo

E.A. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?
R.A.K. Parto da un’idea che sviluppo nel tempo necessario e poi passo alla progettazione.

E.A. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?
R.A.K. La pittura.

E.A. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?
R.A.K. Nessuno, perchè il video è una continuità del mio modo di fare arte nel campo pittorico.

____________________________________________________________________________________

E.A. What is your creation process? Does it start from an image, an idea, or from something else?

R.A.K. I start from an idea, that i let grow and then i begin to build the project.

E.A. Are your works influenced by other artistic disciplines, such as music, cinema, painting?

R.A.K. Painting. Definitely.

E.A. Which are the videomakers who have influenced you the most?

R.A.K. I don’t have one in particular, as long as for me making video is like an extension of my way to make art when I paint.


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IGOR BOSNJAK Tre domande | Three questions

Elena Abbiatici | 06/09/2011

ITA / ENG (scroll down)

Igor Bosnjak, Contemporary Cemeteries, 2010, 3’58”, videostill.

E.A. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?

I.B. Il mio approccio è totalmente concettuale (dall’idea alla immagine). Seleziono accuratamente il mezzo migliore per l’idea iniziale cui voglio dar corpo o, ancora meglio, visualizzare. Dopo aver selezionato il medium (fra cui il video) contestualizzo l’idea, raccolgo il background teorico – testi di ricerca, fonti internet – e solo allora posso passare al processo produttivo. La produzione e la qualità dei materiali sono sempre secondari all’idea, pur sempre attenendomi ai minimi standard richiesti da gallerie e musei, come il mini DV o video HD. Qualsiasi lavoro nella sua forma completa, dipenderà in ogni caso dall’effetto che deve suscitare sul pubblico: sovversivo, impegnativo, psicologico…

E.A. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?

I.B. Sono stato molto influenzato da Gilles Deleuze, perché mi sono reso conto che i postulati sulla teoria del film possono essere facilmente applicati all’analisi di  qualsiasi lavoro abbia a che fare con immagini in movimento (film, video, installazione, ambiente, ecc.). La sua terminologia e il suo pensiero mi hanno inoltre aperto la porta ad un mondo di rapporti pratici e teorici con le immagini in movimento, perché Deleuze ha sviluppato una vera e propria filosofia completa sulle immagini in movimento. Nella video-arte recente c’è stato un cambiamento sulla scala dei valori: da ciò che le immagini mostrano a ciò che esse provocano, a come influenzano il corpo e i sensi, ben considerando i conseguenti complessi effetti audio-visivi e tattili.

E.A. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?

I.B. Bill Viola, Patrick Bergeron, Douglas Gordon, David Lynch, Todd Rohall e così via.

____________________________________________________________________________________

E.A. What is your creation process? Does it start from an image, an idea, or from something else?

I.B. My approach to how I create my art, including video works, is utterly conceptual (from idea to image). I carefully select the best medium for an initial idea I wish to materialise, or better still visualise. After selecting the medium (also if its video), I contextualise the idea, collect theoretical background, research texts, Internet sources, and only then do I move on to the production process. Neither the production nor the quality of the material are the most important, they only come second, although I do try and use minimal standards for galleries and museums, such as mini DV or HD video. Again, the final product, any work in its complete form, will depend on the kind of effect it is meant to have on the audience:  subversive, challenging, psychological…

E.A. Are your works influenced by other artistic disciplines, such as music, cinema, painting?

I.B. I have been greatly influenced by Gilles Deleuze, because I came to realise that all his postulates on the theory of film and moving images may easily be applied in any analysis of any work that has to do with moving pictures (film, video, installation, environment, etc.). Also, his terminology and his thinking opened the door for me into a world of both practical and theoretical dealings with moving images, because Deleuze developed a complete philosophy of moving images. There has been a change in new video art in terms of what is seen as important, from what images show to what they provoke and how they affect the body and senses, resulting in complex audio-visual and haptic effects.

E.A. Which are the videomakers who have influenced you the most?

I.B.  Bill Viola, Patrick Bergeron, Douglas Gordon, David Lynch, Todd Rohall and so on.

Guarda il video di Igor Bosnjak su Screening VIdeoPILLS

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STEFANO LUPATINI – Tre Domande

Elena Abbiatici | 18/07/2011

Stefano Lupatini, Bloggers, 2010, 2’10”, videostill.

E.A. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?

S.L. In tutto il mio lavoro sia prima che dopo la nascita di NoiSeGrUp, il collettivo che ho fondato lo scorso anno assieme alla mia compagna, mai mi è capitato di sviluppare un progetto partendo da un’immagine. Generalmente gli input arrivano da ciò che mi e ci circonda (vita quotidiana, attualità, informazione ecc.) e il lavoro si sviluppa sempre dall’elaborazione di un’idea forte di fondo. Questo ci permette di sviluppare ogni progetto non sentendoci legati a un mezzo in particolare.

E.A. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?

S.L. Quando sviluppiamo (parlo sempre al plurale, a nome di NoiSeGrUp) un lavoro video il suono diventa fondamentale nella costruzione di una narrazione. Tuttavia, ciò che ci interessa è: riuscire a creare le condizioni per cui l’immagine video acquisti, grazie al suono, una tensione altra, funzionale a sviluppare il messaggio che il lavoro porta con sé. E per far ciò ci serviamo più di rumori che di melodie. Il cinema e la pittura, poi, non hanno una grossa influenza nel nostro lavoro. Nella costruzione dei nostri video teniamo presenti più le immagini fotografiche (non in movimento), le inquadrature fisse.

E.A. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?

S.L. Più che da videomaker e registi mi sento influenzato da quegli artisti che hanno fatto entrare nella loro ricerca politica e questioni sociali: il movimento situazionista, Joseph Beuys, Alfredo Jaar, Hans Haacke, Walid Raad per citarne alcuni.

Guarda il video di Stefano Lupatini su Screening VideoPILLS

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DAVIDE VALENTI – Tre Domande

Elena Abbiatici | 30/06/2011

Davide Valenti, Informazione Elettorale, 2011, 55″, videostill
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Francesco Vaccaro – Tre domande

Fabrizio Pizzuto | 02/11/2010

Qual è il tuo processo di creazione? parti da un’immagine o da un idea? o da altro?

Parto dall’osservazione di una realtà esterna, molto spesso si tratta di persone; raccolgo materiale che lascio sedimentare. In fase di montaggio, cerco in quello stesso materiale l’idea, la corrispondente interna che molto spesso è imprevista. La realtà esterna è il primo indizio dell’idea del lavoro.

Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? ad esempio la musica, il cinema, la pittura?

Si, la letteratura: mi interessa la narrazione sia verbale che per immagini. Ascoltare molta musica ha educato il mio senso del ritmo. Utilizzo spesso brani musicali nei miei video. Il cinema: un mio video “lettera d’amore a Robert Mitchum” è stato distribuito nelle sale cinematografiche.

Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?

Bergman, Pasolini. Non saprei dire se mi hanno influenzato, ma di sicuro ho amato il loro lavoro.

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