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IGOR BOSNJAK Tre domande | Three questions

Elena Abbiatici | 06/09/2011

ITA / ENG (scroll down)

Igor Bosnjak, Contemporary Cemeteries, 2010, 3’58”, videostill.

E.A. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?

I.B. Il mio approccio è totalmente concettuale (dall’idea alla immagine). Seleziono accuratamente il mezzo migliore per l’idea iniziale cui voglio dar corpo o, ancora meglio, visualizzare. Dopo aver selezionato il medium (fra cui il video) contestualizzo l’idea, raccolgo il background teorico – testi di ricerca, fonti internet – e solo allora posso passare al processo produttivo. La produzione e la qualità dei materiali sono sempre secondari all’idea, pur sempre attenendomi ai minimi standard richiesti da gallerie e musei, come il mini DV o video HD. Qualsiasi lavoro nella sua forma completa, dipenderà in ogni caso dall’effetto che deve suscitare sul pubblico: sovversivo, impegnativo, psicologico…

E.A. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?

I.B. Sono stato molto influenzato da Gilles Deleuze, perché mi sono reso conto che i postulati sulla teoria del film possono essere facilmente applicati all’analisi di  qualsiasi lavoro abbia a che fare con immagini in movimento (film, video, installazione, ambiente, ecc.). La sua terminologia e il suo pensiero mi hanno inoltre aperto la porta ad un mondo di rapporti pratici e teorici con le immagini in movimento, perché Deleuze ha sviluppato una vera e propria filosofia completa sulle immagini in movimento. Nella video-arte recente c’è stato un cambiamento sulla scala dei valori: da ciò che le immagini mostrano a ciò che esse provocano, a come influenzano il corpo e i sensi, ben considerando i conseguenti complessi effetti audio-visivi e tattili.

E.A. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?

I.B. Bill Viola, Patrick Bergeron, Douglas Gordon, David Lynch, Todd Rohall e così via.

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E.A. What is your creation process? Does it start from an image, an idea, or from something else?

I.B. My approach to how I create my art, including video works, is utterly conceptual (from idea to image). I carefully select the best medium for an initial idea I wish to materialise, or better still visualise. After selecting the medium (also if its video), I contextualise the idea, collect theoretical background, research texts, Internet sources, and only then do I move on to the production process. Neither the production nor the quality of the material are the most important, they only come second, although I do try and use minimal standards for galleries and museums, such as mini DV or HD video. Again, the final product, any work in its complete form, will depend on the kind of effect it is meant to have on the audience:  subversive, challenging, psychological…

E.A. Are your works influenced by other artistic disciplines, such as music, cinema, painting?

I.B. I have been greatly influenced by Gilles Deleuze, because I came to realise that all his postulates on the theory of film and moving images may easily be applied in any analysis of any work that has to do with moving pictures (film, video, installation, environment, etc.). Also, his terminology and his thinking opened the door for me into a world of both practical and theoretical dealings with moving images, because Deleuze developed a complete philosophy of moving images. There has been a change in new video art in terms of what is seen as important, from what images show to what they provoke and how they affect the body and senses, resulting in complex audio-visual and haptic effects.

E.A. Which are the videomakers who have influenced you the most?

I.B.  Bill Viola, Patrick Bergeron, Douglas Gordon, David Lynch, Todd Rohall and so on.

Guarda il video di Igor Bosnjak su Screening VIdeoPILLS

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arte, Bill Viola, Contemporary Cemeteries, David Lynch, Deleuze, Douglas Gordon, FestArte, FestArte Video Art Festival, Igor Bosnjak, Todd Rohall, Tre domande, video arte, videoarte

Mauro Romito | Tre Domande

Micol Di Veroli | 21/06/2010

Gendering from camillo gulotta on Vimeo.

M.D.V. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?

M.R. A volte un’immagine è già un’idea e viceversa. Altre volte entrambe si cercano ma non sempre si incontrano. Lo dimostrano le pagine di taccuini e alcune riprese video che aspettano da tempo le loro rispettive forme. Dovranno aspettare i comodi delle mie intuizioni o le giuste letture. Quello che cerco è il senso e la sua articolazione per immagini.

M.D.V. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?

M.R. Io penso attraverso il Teatro. Non il teatro come linguaggio ma come idea. Il Theatron, quel luogo ideale del vedere e dell’essere visti, luogo vuoto in cui l’uomo si rappresenta attraverso immagini e azioni.
Che si sia trasformato da grotta a camera oscura, a sala cinematografica o istallazione, questa è solo una casualità, storica o tecnologica che sia.

M.D.V. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?

M.R. Il mio passaggio dal teatro al video è stato segnato da una mostra di Bruce Nauman, ho riconosciuto alcune influenze degli sperimentatori delle arti performative con cui era in contatto.
Da un punto di vista formale penso che la videoarte sia ancora molto legata alle sperimentazioni del pre-cinema e delle avanguardie storiche. Io mi considero un selvaggio, ho sempre cercato di vedere meno cinema possibile e iniziarmi al video in una maniera spontanea, per quanto il nostro “inconscio ottico” di figli della televisione si possa considerare , appunto, spontaneo. Alcuni nomi dovuti: Abbas Kiarostami, Wim Wenders, Jean-luc Godard, Tacita Dean, Fiona Tan, Douglas Gordon, John Bock, Matthew Buckingham.

Copyright: Mauro Romito, Gendering, 2008, video, color, miniDV, 05.00 min

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bruce nauman, Douglas Gordon, Fiona Tan, Jean-luc Godard, John Bock, Matthew Buckingham, mauro romito, Tacita Dean, teatro, Wim Wenders
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Douglas Gordon | Zidane | A 21st Century Portrait | 2006 | 7’25”

Micol Di Veroli | 21/06/2010

Douglas Gordon (Glasgow, Scozia, 1966) ha vinto il Turner Prize nel 1996 e successivamente ha rappresentato la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia del 1997. Il filo conduttore della visione creativa dell’artista è la costante ripetizione di tematiche e soggetti, oltre ad un rapporto particolare con la memoria. Nel corso della sua carriera, Gordon ha in più riprese stravolto gli schemi della video arte, giocando con le linee temporali come nell’opera 24 Hour Psycho del 1993 dove l’artista rallentò il celebre film Psycho di Alfred Hitchcock sino a fargli toccare le 24 ore di proiezione.

Il presente video dal titolo Zidane, A 21st Century Portrait è una sorta di documentario focalizzato unicamente sulla figura del calciatore Zinedine Zidane. 90 minuti in cui Gordon porta all’interno del contemporaneo il concetto storico di ritratto accentuando l’eroismo della figura principale che diviene così una sorta di personaggio mitologico.

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24 hour psycho, A 21st Century Portrait, Douglas Gordon, video arte, Zidane
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