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RONI LANAV & HAIDI MOTOLA | Fire Works | 2009 | 4’59″

Elena Abbiatici | 08/02/2012

ITA / ENG scroll down

RONI LANAV & HAIDI MOTOLA, Fire Works, 2009, 4’59 | Courtesy of the artists

C’è una famiglia che da cinque generazioni si dedica all’arte dei fuochi d’artificio, l’azienda Grucci, la più vecchia e rinomata d’America in tale settore. Fra gli esponenti della quinta generazione c’è Felix, manager genio del computer, ideatore di un software capace di costruire immagini a mezz’aria, programmandone e monitorandone via computer lo scoppio di ogni granata al momento e all’ altezza giusti, evitando la ricaduta dei lapilli sul pubblico. I “fuochi Grucci” hanno illuminato l’inaugurazione dei presidenti americani, le Olimpiadi, summit economici, fiere mondiali e supportato le operazioni artistiche dell’artista cinese Cai Guo-Qiang, producendo, fra gli altri, nel 2003 l’arcobaleno sopra l’ East River a New York, per l’ apertura del nuovo museo MoMa nel Queens. Ci sono fuochi tuttavia, che si sottraggono alla computerizzazione e alla logica della spettacolarizzazione. Sono quelli proposti da Roni Lanav e Haidi Motola nel video Fire Works (2009), fuochi che mascherano il malessere della terra di Israele e, camuffandone la contraddizione socio-politica intrinseca, la espongono. La veste di un paese festoso cela una realtà di guerre e rivalità, di bombardamenti su Gaza – la “colonna sonora” del video in analisi. Henri Cartier-Bresson sosteneva, seppur nell’ambito di un contesto diverso, che il potere di una singola immagine esprime l’essenza delle cose infinitamente meglio di qualsivoglia parola. In un cielo “elettrizzato” gli artisti mettono in gioco il potere illusorio dell’immagine nel feticismo malato di questa nostra generazione e spingono a prestare attenzione alla grammatica fonetica, per costruire con la percezione e la coscienza una realtà sovrastante, che – forse – è quella più verisimile, e a sondare l’impenetrabilità dell’apparenza.

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There is a five generations family dedicated to the ‘fireworks art’, Grucci’s company, the oldest and most renowned of America in this field. Among the exponents of the fifth generation is Felix, manager and ‘computer genius’, creator of a software capable to build images in mid-air, to program and monitor via computer each grenade outbreak at right moment and height, to avoid relapse lapilli on the public. The “Grucci fireworks” illuminated the inauguration of U.S. presidents, the Olympics, economic summits, world fairs and supported the Chinese artist Cai Guo-art Qiang, producing, among others, in 2003 the rainbow over the East River in New York, for the opening of the new MoMA in Queens. There are fires, however, which are fleeing from computerization and the logic of the spectacle. These are proposed by Roni Lanav and Haidi Motola in the video ‘Fireworks’ (2009), fires that mask the discomfort of Israel, the contradiction inherent socio-political, exposing them. The mask of a festive country hides a reality of war and strife, war on Gaza – the “soundtrack” of the video. Henri Cartier-Bresson claimed, although in a different context, that the power of a single image expresses the essence of things infinitely better than any word. In a sky “electrified”, the artists question the illusive power of the image in sick fetish of our generation and push to pay attention to grammar, phonetics, to build with perception and consciousness another reality, which – perhaps – is the most probable, and to touch the impenetrability of appearance.

Read VideoPILLS Interview to Roni Lanav & Haidi Motola

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Cai Guo-Qiang, Elena Abbiatici, FestArte Video Art Festival, Fire Works, Gaza, Grucci family, Haidi Motola, Roni Lanav, videoart, videoarte

RONI LANAV & HAIDI MOTOLA Tre domande | Three questions

Elena Abbiatici | 11/01/2012

ITA/ENG (scroll down)

Roni Lanav & Haidi Motola, Fire Works, 2009, 4’59″, videostill

E.A. Qual è il vostro processo di creazione? Partite da un’immagine, un’idea o altro?

R.L & H.M. Dal momento che lavoriamo insieme e non individualmente, ci influenziamo a vicenda, così, le nostre opere passano attraverso un lungo processo di dialogo e un discorso profondo. Conduciamo molte ricerche in merito all’oggetto delle nostre opere. In generale, i nostri lavori partono sempre da un’idea, da un concetto. Ci sono anche opere che partono da una chiara immagine che si traducono in parole, in un’idea, e poi di nuovo in un’immagine forte principale.
Fire works in particolare fa parte di un più ampio progetto sulla memoria collettiva e sul nazionalismo nella società ebraico israeliana. I fuochi d’artificio sono un’immagine forte e intensa -parte di una cerimonia, in cui ci si riunisce per guardarli, dal fascino unico. Ma c’è anche un altro lato. Lo stesso materiale esplosivo è usato per fare le bombe, per uccidere. L’altro lato sono i palestinesi – la colonna sonora è dei bombardamenti su Gaza. Il giorno stesso di celebrazione è anche il giorno della memoria, memoria di un disastro, della Nakba.

E.A. Ci sono influenze interdisciplinari importanti nei vostri video? Per esempio musica, cinema, pittura?

R.L & H.M. Prima di tutto, siamo influenzati dalla realtà politico-sociale in cui viviamo. Questo è ciò che ci spinge a lavorare, per affrontare le situazioni. Non è la interdisciplinarietà in sé o qualsiasi disciplina particolare, del resto, la questione centrale. Sono il concetto, le idee e il processo che si innesca e determina il mezzo (o il medium). Proveniamo entrambi dalla fotografia e dal video, che ci influenzano largamente, restando sempre aperti ad altri campi, dal documentario alla poesia e alla musica.

E.A. Quali videomakers o registi vi hanno influenzato?

R.L & H.M. Per Fire Works in particolare – Eyal Sivan, Jean Luc Godard, Yael Bartana, e poi…molti altri.

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E.A. What is your creation process? From an image or an idea? Or from another?

R.L & H.M. Because we work together and not individually, we are influenced from each other, thus, our works go through a long process of a dialogue and a deep discourse. We always read a lot of researches regarding the subject of our works. In general, our works always start from an idea, from a concept. There are also works, that start from a clear image which we translate to words, to an idea, and then back again to a stronger based image.
Fire works specifically is part of a larger project about collective memory and nationalism in the Israeli-Jewish society. The fire works are a strong and meaningfull image-part of a ceremony, we gather to watch them- a unifing fascination. But there is also another side. The same explosive material is used to make bombs, to kill. The other side are the Palestinians – the soundtrack is from the bombardments on Gaza. The same celebration day is also a memorial day, memorial of a disaster, of the Nakba.

E.A. There are some very important interdisciplinary influences in your videos? For example music, cinema, painting?

R.L & H.M. For first, we are influenced from the social-political reality we live in. That’s what derives us to work, to deal with. It is not the interdiciplinarity in itself or any specific dicipline, for that matter, the issue. It’s the concept, the ideas and the process that leads us and determines the medium (or mediums). We both come from photography and video, so within the art field we are largely influenced from both, but open also to other fields, from documentary to poetry and music.

E.A. Which videomakers or filmmakers have influenced you?

R.L & H.M. Specifically to this work – Eyal Sivan, Jean Luc Godard, Yael Bartana, and many more.

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